D'autore-Massimiliano Testa Poesie Aforismi Dipinti

D'autore








Tanto gentil e tanto onesta pare (Dante Alighieri)

 

 

Tanto gentil e tanto onesta pare

la donna mia quand'ella altrui saluta,

ch'ogne lingua deven tremando muta,

e li occhi no l'ardiscon di guardare.

 

Ella si va, sentendosi laudare,

benignamente d'umilta' vestuta;

e par che sia una cosa venuta

da cielo in terra a miracol mostrare.

 

Mostrasi si' piacente a chi la mira,

che da' per li occhi una dolcezza al core,

che 'ntender non la puo' chi no la prova;

 

e par che de la sua labbia si mova

uno spirito soave pien d'amore,

che va dicendo a l'anima: Sospira.

 


 

Solo et pensoso i piú deserti campi (Francesco Petrarca)

 

 

Solo et pensoso i piú deserti campi

vo mesurando a passi tardi et lenti,

et gli occhi porto per fuggire intenti

ove vestigio human l’arena stampi.

 

Altro schermo non trovo che mi scampi

dal manifesto accorger de le genti,

perché negli atti d’alegrezza spenti

di fuor si legge com’io dentro avampi:

 

sì ch’io mi credo omai che monti et piagge

et fiumi et selve sappian di che tempre

sia la mia vita, ch’è celata altrui.

 

Ma pur sí aspre vie né sí selvagge

cercar non so ch’Amor non venga sempre

ragionando con meco, et io co’llui.

 


 

Alla sera (Ugo Foscolo)

 

 

Forse perché della fatal quïete

Tu sei l'imago a me sì cara vieni

O sera! E quando ti corteggian liete

Le nubi estive e i zeffiri sereni,

 

E quando dal nevoso aere inquïete

Tenebre e lunghe all'universo meni

Sempre scendi invocata, e le secrete

Vie del mio cor soavemente tieni.

 

Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme

che vanno al nulla eterno; e intanto fugge

questo reo tempo, e van con lui le torme

 

Delle cure onde meco egli si strugge;

e mentre io guardo la tua pace, dorme

Quello spirto guerrier ch'entro mi rugge.

 


 

L'infinito (Giacomo Leopardi)

 

 

Sempre caro mi fu quest'ermo colle,

e questa siepe, che da tanta parte

dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.

Ma sedendo e mirando, interminati

spazi di là da quella, e sovrumani

silenzi, e profondissima quiete

io nel pensier mi fingo, ove per poco

il cor non si spaura. E come il vento

odo stormir tra queste piante, io quello

infinito silenzio a questa voce

vo comparando: e mi sovvien l'eterno,

e le morte stagioni, e la presente

e viva, e il suon di lei. Così tra questa

immensità s'annega il pensier mio:

e il naufragar m'è dolce in questo mare.

 


 

San Martino (Gosuè Carducci)

 

 

La nebbia agli irti colli

Piovigginando sale,

E sotto il maestrale

urla e biancheggia il mar;

 

Ma per le vie del borgo

Dal ribollir dè tini

Va l'aspro odor de i vini

L'anime a rallegrar.

 

Gira sù ceppi accesi

Lo spiedo scoppiettando:

Sta il cacciator fischiando

Su l'uscio a rimirar

 

Tra le rossastre nubi

Stormi d'uccelli neri,

Com'esuli pensieri,

Nel vespero migrar.

 


 

Il porto sepolto (Giuseppe Ungaretti)

 

 

Vi arriva il poeta

e poi torna alla luce con i suoi canti

e li disperde

 

Di questa poesia

mi resta

quel nulla

d’inesauribile segreto

 


 

Ed è subito sera (Salvatore Quasimodo)

 

 

Ed è subito sera

Ognuno sta solo sul cuor della terra

trafitto da un raggio di sole:

ed è subito sera

 


 

Meriggiare pallido e assorto (Eugenio Montale)

 

 

Meriggiare pallido e assorto

presso un rovente muro d'orto,

ascoltare tra i pruni e gli sterpi

schiocchi di merli, frusci di serpi.

 

Nelle crepe dei suolo o su la veccia

spiar le file di rosse formiche

ch'ora si rompono ed ora s'intrecciano

a sommo di minuscole biche.

 

Osservare tra frondi il palpitare

lontano di scaglie di mare

mentre si levano tremuli scricchi

di cicale dai calvi picchi.

 

E andando nel sole che abbaglia

sentire con triste meraviglia

com'è tutta la vita e il suo travaglio

in questo seguitare una muraglia

che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.

 


 

Natura (Mario Luzi)

 

 

La terra e a lei concorde il mare

e sopra ovunque un mare più giocondo

per la veloce fiamma dei passeri

e la via

della riposante luna e del sonno

dei dolci corpi socchiusi alla vita

e alla morte su un campo;

e per quelle voci che scendono

sfuggendo a misteriose porte e balzano

sopra noi come uccelli folli di tornare

sopra le isole originali cantando:

qui si prepara

un giaciglio di porpora e un canto che culla

per chi non ha potuto dormire

sì dura era la pietra,

sì acuminato l'amore.

 


 

Ieri ho sofferto il dolore (Alda Merini)

 

 

Ieri ho sofferto il dolore,

non sapevo che avesse una faccia sanguigna,

le labbra di metallo dure,

una mancanza netta d'orizzonti.

Il dolore è senza domani,

è un muso di cavallo che blocca

i garretti possenti,

ma ieri sono caduta in basso,

le mie labbra si sono chiuse

e lo spavento è entrato nel mio petto

con un sibilo fondo

e le fontane hanno cessato di fiorire,

la loro tenera acqua

era soltanto un mare di dolore

in cui naufragavo dormendo,

ma anche allora avevo paura

degli angeli eterni.

Ma se sono così dolci e costanti,

perché l'immobilità mi fa terrore?