Poesie 2014-Massimiliano Testa Poesie Aforismi Dipinti
Sul finir di giugno
Lassù volge il mio sguardo
che in quell'azzurro si perde.
Ora ricordo
quel ragazzino
che sognò l'America
toccandola
ogni volta
alzando gli occhi al cielo...
Ora ricordo
le mura di quella scuola
con le persiane verdi appena chiuse
che sussurravano libertà...
Invece adesso,
seduto sotto la veranda,
guardando gli occhi stanchi di mia madre
ripenso a quello che
volevo fosse ma non fu.
O quanto è lontana
oggi
l'America per me!
Eppur ogni anno,
sul finir di giugno,
lo assaporo ancora quel cielo
che mi offriva
l'imbarco d'un viaggio.
Sotto quel cielo sento ancora
le mie scarpe affondare
in quel dimenticato prato di papaveri;
e i miei vestiti sporchi d'erba;
e i nidi rubati ai merli...
Eppur ogni anno,
sul finir di giugno,
io li sogno ancora quei cieli
così intensi che,
malinconici,
ancor m'abbagliano.
Ora ricordo
seduto sotto la veranda,
sul finir di giugno,
le mie scarpe affondare...
La mia stridente voce
Che dolore mi porta
questa mia parola
che tanto mi rifugge
e finanche il vento rode!
Il destino maledetto porta
la mia stridente voce
(ch'io nemmeno
riesco a seppellire),
laggiù, nel ridente oblio.
Eppur m'indago sulla forza
di questo segno inanimato
e del suo dolce e avaro senso
che in ognuno, macchiando,
segna il suo confine.
Ma per me ha il sol sapore
d'una sentenza,
che, truce s'affissa,
sul marmo porporino
d'una vita che è svanita inaspettata.
Potessi tornare al tempo
dove il tempo ancor non esisteva
e divenir quell'animale
che, alzando gli occhi al cielo,
per la prima volta,
parlò alle stelle!
Mi lascerei falciar
dalle fiere ordite da un profeta
piuttosto che rilasciar quel suono umano
al posto d'un grugnito!
Eppur di questo mio misero respiro,
assorto nell'amaro ventre primigenio,
solo tu mi rimani, parola,
che, languidamente disegni
sotto questo cielo d'Oriente,
steli di orchidee.
Che dolore mi porta
la mia stridente voce
laggiù, nel ridente oblio
assorto nell'amaro ventre primigenio...
La vecchiaia
In quei ruderi che s'affrancano dal mondo,
lenti,
io rivedo gli occhi di quei vecchi
che vanno a rimirar passati in solitudine.
Suoni d'antiche cetre odono
e sfiorano
quell'aria surreale che,
all'anima loro,
preme
come l'abisso sopra un inanimato ventre.
Eppur li sento fresca brezza
in questo inferno.
Eppur li sento storia viva
in queste nostre vite inconcepite.
Ora la giovinezza è nebbia che si stende
su questi antichi altari
ancora pregni
del sangue d'un loro vano sacrificio.
Nessuno può dir d'amare
se questi nostri stanchi cuori
ancora piangono,
inascoltati nell'oblio,
la loro vita.
Io rivedo gli occhi di quei vecchi
inascoltati nell'oblio...
Ricordo d'un giorno di guerra
Instancabili
gli angeli van raschiando il cielo
dal sangue mai rappreso
dell'anime gettate in arene disperate.
Di coloro che furono
rimane solo
una fotografia sospesa
nell'immoto tempo.
Mai ricordo così tante lacrime versate!
Mai ricordo tanto nudo dolore!
Eppur,
tra i cipressi d'un viale
senza più passi,
io m'incammino oltre!
Ormai non v'è più nulla d'un passato
che mi cullò i primi anni.
Ora vedo solo
lo sciorinar,
sulle ancor puerili mani,
delle infuocate armi;
ora vedo solo
i già vecchi cuori
adirarsi per
dei futili venti.
Di coloro che furono
rimane solo,
sui cipressi d'un viale,
lo sciorinar
dei futili venti...
L'improbabile canto d'una farfalla
Allegro va il piccolo ragno
a ricucire veli di tempo
nell'odoroso pendio.
L'improbabile canto d'una farfalla,
volgendo al tramonto,
si perde in tumuli di setose tele.
Strugge l'infinità sospesa
sopra due anime silenti
che, immota li guarda,
persi,
in quel faro in Patagonia.
Un lontano eremita
maledicendo la vita
tesse ricordi.
Ora vedo il calar
d'un sole avaro
che a incenerirsi va
al chiarore della sussurrante luna.
L'improbabile canto d'una farfalla
sopra due anime silenti
tesse ricordi
al chiarore della sussurrante Luna...
Vita
Gentile ricordo
fu quel viale
percorso da un lento passo nell'aurora.
Giacqui e mi persi in quell'isola
dove le tempeste grandinavano gigli morenti sulle coste.
Ancor rimango perso,
laggiù, ora,
nel mio tramonto ostile
dove gli anni
sono solo cammino in solitudine.
Tutto questo sei,
vita,
a cui ancor m'aggrappo
seppur l'amore
ormai respira le sue speranze
unicamente laggiù,
in lontananza, tra la nebbia.
Gentile ricordo
nel mio tramonto ostile
a cui ancor m'aggrappo
in lontananza, tra la nebbia...